
Aziende come ZTE (che negli Stati Uniti in certi settori è al bando), Dahua e China Telecom stanno proponendo nuovi standard internazionali alla International Telecommunication Union (ITU) delle Nazioni Unite, l’organismo che definisce gli standard per le telecomunicazioni e per l’uso delle onde radio.
Generalmente gli standard dell’ITU vengono adottati senza opposizioni dai Paesi in via di sviluppo, soprattutto in Africa, in Asia e nel Medio Oriente, che non hanno propri organismi di standardizzazione. Al contrario in Europa, negli Stati Uniti e in generale in tutto l’occidente organismi come IETF, IEEE e 3GPP sono i principali punti di riferimento per gli standard, cosa che rende relativamente meno influenti le decisioni dell’ITU.
Negli ultimi tempi, secondo testimonianze e documenti raccolti dal Financial Times, nell’ITU non sono più i governi bensì le aziende a scrivere gli standard, e quelle cinesi sono state le più attive nello scrivere le regole per il riconoscimento facciale, forti anche della grande penetrazione delle loro tecnologie nei Paesi africani.
Ciò che preoccupa molti commentatori è il fatto che dalla Cina stia partendo una strategia coordinata per portare più mercati possibili, a cominciare da quelli “deboli”, all’adozione delle loro tecnologie di intelligenza artificiale, soprattutto per quello che riguarda il riconoscimento facciale. Per il Governo di Pechino controllare gli standard significa giocare un ruolo di primo piano nella leadership mondiale dell’AI.
Organizzazioni per i diritti civili lamentano che alle riunioni dell’ITU non partecipa mai alcun esponente dei diritti umani, né esperti di privacy o di protezione dei consumatori. Di conseguenza le regole e le tecnologie approvate – che saranno adottate da governi e forze dell’ordine in molti Paesi del mondo – sono spesso carenti su aspetti di etica, privacy, diritti della persona.
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