Royal Dutch Shell offre ai dipendenti formazione gratuita sull’intelligenza artificiale

Royal Dutch Shell

L’acquisizione di nuove competenze, o reskilling per usare un termine caro a molti, è una delle principali preoccupazioni per chi si occupa di risorse umane e di trasformazione digitale. È necessario che avvenga, velocemente ed efficacemente, per evitare che i lavoratori perdano rilevanza in un mondo che cambia sempre più rapidamente.

Anche a chi si occupa di intelligenza artificiale il tema è molto caro. Nessuno sa con esattezza quando gli esseri umani diventeranno obsoleti per un dato lavoro, ma già oggi mi capita frequentemente di guardare a una professione e capire che i giovani che vi entrano adesso probabilmente non raggiungeranno la pensione con lo stesso lavoro, perché nel giro di trent’anni sarà sicuramente superato.

Imparare a “domare” le tecnologie che sono alla base dell’intelligenza artificiale secondo me è un compito alla portata di molti. La devono pensare così anche a Royal Dutch Shell, il colosso energetico che ha iniziato a offrire a tutti i dipendenti statunitensi corsi di formazione in AI e materie collegate. Grazie a un accordo con Udacity, nota piattaforma per l’erogazione di corsi online fondata fra gli altri da Sebastian Thrun, l’azienda già dall’anno scorso propone programmi su python, machine learning, reti neurali, data science, ecc.

Circa 2.000 dipendenti (Shell ne impiega in tutto il mondo 82.000) hanno manifestato interesse a seguire i corsi, in una delle più prominenti iniziative di reskilling aziendale incentrata sull’intelligenza artificiale. A beneficiarne ovviamente, oltre ai dipendenti, sarà l’azienda anglo-olandese, visto che trovare personale qualificato in discipline AI nel mercato del lavoro è un compito tutt’altro che facile.

Già da tempo Shell usa l’intelligenza artificiale in molte delle sue procedure, dalla perforazione in acque profonde alla manutenzione dei macchinari, dall’analisi predittiva al calcolo autonomo. Questo ha creato un divario non indifferente fra il numero di progetti che usano tecnologie AI e il numero di dipendenti con competenze tali da portarli avanti. Le difficoltà a trovare personale specializzato e la tecnologia che avanza inesorabilmente hanno quindi portato i manager di Shell a spingere sulla formazione dei dipendenti (in special modo ingegneri petroliferi, chimici, geologi) verso l’intelligenza artificiale.

Senza contare che ora, con l’epidemia che tiene una gran parte della forza lavoro mondiale a casa, molti dipendenti usano parte del tempo per seguire corsi online, tanto che la stessa Udacity ha visto un aumento del 20% nella frequentazione dei corsi da parte dei clienti aziendali.

Per approfondire potete leggere l’articolo su CNBC: Royal Dutch Shell reskills workers in artificial intelligence as part of huge energy transition

Mi occupo da molti anni di intelligenza artificiale. Dopo la laurea in Management ho conseguito una specializzazione in Business Analytics a Wharton, una certificazione Artificial Intelligence Professional da IBM e una sul machine learning da Google Cloud. Ho trascorso la maggior parte della carriera – trent'anni - nel settore della cybersecurity, dove fra le altre cose sono stato consigliere del Ministro delle Comunicazioni e consulente di Telespazio (gruppo Leonardo). Oggi mi occupo prevalentemente di intelligenza artificiale, lavorando con un'azienda leader del settore e partecipando a iniziative della Commissione Europea. Questo blog è personale e le opinioni espresse appartengono ai singoli autori.