
Un nuovo metodo per rappresentare dati sensoriali 3D potrebbe aiutare le auto a guida autonoma a riconoscere più rapidamente pedoni, auto e altri oggetti. La ricerca What You See is What You Get: Exploiting Visibility for 3D Object Detection viene presentata in questi giorni all’evento Computer Vision and Pattern Recognition (CVPR).
I ricercatori della Carnegie Mellon Univesity puntano a far ragionare gli algoritmi anche su ciò che i sensori non riescono a percepire, come ad esempio le parti nascoste degli oggetti. Il loro metodo richiede poche risorse computazionali (aggiunge solo 24 millisecondi) e migliora del 10,7% il riconoscimento di altre auto, del 5,3% il riconoscimento dei pedoni, del 7,4% quello dei camion, del 18,4% degli autobus e del 16,7% dei rimorchi.
Per approfondire: Self-driving cars that recognize free space can better detect objects