
AGI = Artificial General Intelligence. Per molti è una chimera inarrivabile, per altri un futuro già segnato. Un software di intelligenza artificiale che non sia limitato a uno o pochi task (ad esempio giocare a scacchi, riconoscere le foto, guidare un’auto) ma che sappia fare tutte queste cose e altre, al livello degli esseri umani. La tipica “personalità artificiale” presente in molti libri e film di fantascienza.
C’è chi pensa che non ci si arriverà mai, chi pensa che ci si arriverà solo fra molti decenni, e chi evita di chiederselo perché tanto non è un problema di oggi e – anzi – parlarne rischia solo di sviare l’attenzione dalle questioni attuali.
Non so se Microsoft abbia realmente deciso di credere che l’AGI si farà, ma sicuramente è rimasta colpita dai progetti sfornati da OpenAI, un’organizzazione creata fra gli altri da Elon Musk, che vuole difendere la razza umana dai rischi intrinsechi di un’AGI non allineata con i nostri interessi. Talmente colpita che a Redmond hanno deciso deciso di investire un miliardo di dollari su OpenAI, per divenire il loro esclusivo Cloud provider e far sì che tutti i progetti dell’organizzazione siano sviluppati su Azure.