
Da un po’ di tempo ormai si dice che i primi medici a sentire la concorrenza dell’intelligenza artificiale saranno i radiologi e i dermatologi, poi però le prove sul campo che dovrebbero dimostrare la presunta superiorità degli algoritmi offrono spesso risultati controversi. Segno che, come faccio spesso notare, le sfide dell’intelligenza artificiale sono più nella pratica che nella teoria.
Fra qualche mese, però, Google dovrebbe dare una decisa accelerata a questo processo di “messa in pratica” rilasciando uno strumento di auto-diagnosi dermatologica basato sul deep learning. Questo software, che sarà semplicemente un’app per il proprio cellulare, consentirà di scattare foto di pelle, capelli o unghie, e ottenere una risposta su eventuali patologie, come mostrato in questo breve video.
Questo strumento è frutto di anni di ricerca di Google sull’intelligenza artificiale applicata allo studio dei problemi della pelle, per il quale l’azienda ha pubblicato alcuni articoli scientifici su Nature Medicine e su JAMA. Il prodotto ha già ottenuto il marchio CE come dispositivo medico di classe I nell’Unione Europea.
Prima di suonare le campane a morto per l’intera professione dermatologica, però, ricordo che – se adoperata bene – l’intelligenza artificiale non costerà il posto di lavoro a nessun medico, così come l’avvento delle calcolatrici non è costato il posto a nessun commercialista: ha solo semplificato e velocizzato il lavoro.
Gli stessi dermatologi potranno affidarsi a sistemi AI per verificare le loro ipotesi o per ottenere un parere in più (in quel caso però attenzione al deskilling della professione). Inoltre, poiché in certi casi problemi della pelle anche seri non vengono subito segnalati al medico, il responso di uno strumento intelligente potrebbe spronare le persone a cercare subito un consulto professionale, laddove in una situazione normale avrebbero lasciato passare mesi o anni.
Ovviamente si dovrà fare attenzione ai falsi negativi (situazioni mediche preoccupanti, che però lo strumento non indica come tali), alle eventuali responsabilità legali (che, come è naturale attendersi, l’azienda potrebbe scaricare interamente sull’utente che accetterà la licenza d’uso) e ad aggravare la già brutta abitudine di evitare le visite dermatologiche (“tanto ora c’è l’AI di Google”).
Come scrivevo all’inizio, lo strumento è stato solo annunciato ma non è ancora disponibile. Intanto ci si può iscrivere a una lista di attesa, Google prevede di far partire una sperimentazione pilota entro fine anno.
Per saperne di più: Using AI to help find answers to common skin conditions