
Se vi siete distratti per un paio di giorni avrete probabilmente perso il dramma andato in onda sui social a seguito dell’improvvisa cacciata di Sam Altman da OpenAI da parte del board, il repentino dietro-front dello stesso board che ha chiesto ad Altman di tornare come CEO, e la valanga di speculazioni su cosa ci fosse dietro il licenziamento di Altman (l’azienda si muove troppo velocemente? i prodotti stanno perdendo capacità? GPT-5 non funziona? hanno scoperto l’AGI?) e soprattutto dietro il ripensamento del board (il crollo delle azioni di venerdì? le dimissioni in massa di molti dipendenti chiave? Microsoft si è arrabbiata?).
Venerdì: Altman licenziato, Brockman si dimette
Andiamo con ordine. Tutto inizia con un post sul blog di OpenAI apparso venerdì, dove si legge che il board dell’azienda “ha concluso che [Sam Altman] non è stato costantemente sincero nelle sue comunicazioni con il Consiglio di amministrazione, ostacolando la capacità di quest’ultimo di esercitare le proprie responsabilità. Il Consiglio non ha più fiducia nella sua capacità di continuare a guidare OpenAI.“
Il board, inoltre, ha deciso di rimuovere Greg Brockman – co-fondatore dell’azienda – dal suo ruolo di presidente del Consiglio di Amministrazione, mantenendo però il suo ruolo in azienda alle competenze dirette del nuovo CEO, Mira Murati, finora Chief Technology Officer di OpenAI.
Greg Brockman spiega in un tweet come anche egli fosse all’oscuro di tutto (nonostante il suo ruolo di Presidente del CdA), e di come la catena di eventi abbia avuto inizio giovedì sera, quando Ilya Sutskever – componente del board – ha chiesto ad Altman di partecipare a una call fissata per il giorno dopo.
Sam and I are shocked and saddened by what the board did today.
Let us first say thank you to all the incredible people who we have worked with at OpenAI, our customers, our investors, and all of those who have been reaching out.
We too are still trying to figure out exactly…
— Greg Brockman (@gdb) November 18, 2023
Bisogna considerare che il board di OpenAI è composto da sei membri: Greg Brockman (Chairman & President), Ilya Sutskever (Chief Scientist), Sam Altman (CEO), e dagli esterni Adam D’Angelo, Tasha McCauley e Helen Toner. È ragionevole supporre che, avendo votato a maggioranza, gli altri quattro membri fossero d’accordo nell’estromettere Altman e Brockman dal board.
Dopo il licenziamento Altman non si è scomposto, dapprima pubblicando un tweet dove menziona solo gli aspetti positivi derivanti dal suo lavoro in OpenAI.
i loved my time at openai. it was transformative for me personally, and hopefully the world a little bit. most of all i loved working with such talented people.
will have more to say about what’s next later.
🫡
— Sam Altman (@sama) November 17, 2023
Poi però ha pubblicato un tweet un po’ più criptico e minaccioso.
if i start going off, the openai board should go after me for the full value of my shares
— Sam Altman (@sama) November 18, 2023
La giornalista Kara Swisher, nota per la sua profonda conoscenza di Silicon Valley, sostiene che il conflitto in OpenAI sia scaturito da divergenze crescenti. Da una parte, vi è il gruppo guidato da Altman e Brockman, focalizzato sulla generazione di profitti; dall’altra, la fazione più orientata al non-profit e alla sicurezza dell’AI, guidata da Sutskever.
Sources tell me that the profit direction of the company under Altman and the speed of development, which could be seen as too risky, and the nonprofit side dedicated to more safety and caution were at odds. One person on the Sam side called it a “coup,” while another said it was…
— Kara Swisher (@karaswisher) November 18, 2023
Un aspetto molto importante di tutta la vicenda, riportato sempre dalle fonti di Swisher, è che Microsoft – l’azionista di riferimento, che con i suoi investimenti (ben 13 miliardi di dollari) consente a OpenAI di mantenere in piedi tutta l’infrastruttura informatica – era stata informata solo poco prima, probabilmente senza dargli la possibilità di intervenire.
More on @OpenAI: Several sources told me Board told Sam Altman 30 mins in advance, Greg Brockman 5 mins in advance about the move. Brockman is chair of the board, so not sure how that worked. Microsoft also was told just before, and employees not told in advance. 🤡 🚗
— Kara Swisher (@karaswisher) November 18, 2023
Le pressioni per il dietro-front
A seguito della defenestrazione di Altman, diversi dipendenti chiave hanno iniziato a dare o a minacciare le dimissioni. Anzitutto Greg Brockman, che comprensibilmente non se l’è sentita di restare in azienda dopo ciò che era appena successo.
After learning today’s news, this is the message I sent to the OpenAI team: https://t.co/NMnG16yFmm pic.twitter.com/8x39P0ejOM
— Greg Brockman (@gdb) November 18, 2023
Dopo di lui si sono dimessi Jakub Pachocki, direttore della ricerca, Aleksander Madry, a capo del team che valuta i potenziali rischi dell’AI e Szymon Sidor, ricercatore da sette anni presso l’azienda. Poco dopo hanno iniziato a circolare voci che volevano Altman e Brockman impegnati a costituire rapidamente una nuova azienda di intelligenza artificiale, presumibilmente assieme agli altri dipendenti che stavano lasciando OpenAI.
A queste pressioni interne si sono aggiunte quelle degli investitori, in prima linea Microsoft, che hanno chiesto al board di reintegrare Altman. In particolare Satya Nadella, CEO di Microsoft, secondo alcune fonti riportate da Bloomberg era furioso con la decisione del board di OpenAI che lo aveva preso alla sprovvista.
Sabato: il board cede e chiede ad Altman di tornare
Colpo di scena: sabato due articoli, uno del New York Times e l’altro di Verge, riportano voci secondo cui il board avrebbe chiesto ad Altman e Brockman di tornare. Oltre a questo, i componenti del board sarebbero pronti alle dimissioni, come fra l’altro sembra chiedere Altman quando (secondo diverse fonti) afferma che vorrebbe “significativi cambiamenti alla governance”.
Una vicenda in continua evoluzione, caratterizzata da sviluppi imprevedibili e suscettibili di ulteriori variazioni in qualsiasi momento, ma che ci offre già la possibilità di fare alcune riflessioni:
1. Dentro OpenAI si sta consumando la battaglia fra AI for profit e AI non-profit che si combatte anche altrove, ad altri livelli. Altman fu l’artefice della trasformazione di OpenAI da non-profit a un modello ibrido che aprì la porta ai finanziamenti di Microsoft. Sutskever, invece, è sempre stato cauto verso i sistemi sviluppati dall’azienda, conscio dei rischi che una AGI (Artificial General Intelligence) potrebbe causare all’umanità. Anche altri componenti del board come McCauley e Toner hanno legami con i movimenti che temono i rischi esistenziali (o x-risk) causati da una superintelligenza artificiale. Queste due diverse filosofie hanno probabilmente portato alla spaccatura del board e agli eventi di questi giorni.
2. Da questo scontro emerge un profilo di dilettantismo sorprendente e preoccupante per un’azienda che sta guidando una vera e propria rivoluzione a livello planetario, producendo sistemi di intelligenza artificiale in grado di sostituire milioni di posti di lavoro, cambiare interi settori industriali e ridefinire gli equilibri socio-economici fra Paesi. L’indiscutibile genio che dimostrano nel realizzare software all’avanguardia fa da contrappeso alla apparente totale ingenuità che hanno manifestato nella gestione delle dinamiche interne, un contrasto che pone un dubbio se l’azienda possieda realmente la competenza necessaria per gestire le ripercussioni e l’impatto globale delle proprie creazioni.
3. La struttura di governance dell’azienda era pensata per raccogliere miliardi di dollari senza consentire, sulla carta, agli investitori diretto controllo sull’organizzazione. Dopo gli eventi di questi giorni è realistico pensare che chi ha investito ingenti somme di denaro vorrà da ora in poi un posto al tavolo. Microsoft, forte dei suoi 13 miliardi di dollari, in primis.
4. Infine, forse meno importante rispetto ai temi analizzati in precedenza, ma comunque uno scivolone di forma che non è passato inosservato: chiedere a Mira Murati, la brava ingegnera di origine albanese che dal 2022 è CTO di OpenAI, di coprire il ruolo di CEO ad interim, per poi vedere il board offrire nuovamente il medesimo posto ad Altman poche ore dopo, non è stato il massimo dell’eleganza. Qualsiasi cosa succederà, con Altman fuori o dentro OpenAI, possiamo immaginare l’insofferenza della Murati a restare ancora in azienda.
Aggiornamento lunedì 20 novembre: le trattative fra Altman, investitori e board di OpenAI non hanno portato al rientro dell’ex CEO. Emmett Shear (co-fondatore di Twitch) assumerà il ruolo di CEO prendendo il posto di Mira Murati, che si è pubblicamente schierata con Altman. Altman e Brockman andranno a lavorare per Microsoft, come annunciato da Satya Nadella.