
Con un recente editoriale il think-tank di Washington The Brookings Institution torna sull’annosa questione della “robot tax“. Tassare i robot poiché toglierebbero lavoro agli esseri umani presenta diversi problemi. Anzitutto, sostiene l’articolo portando i risultati di diverse ricerche, le aziende che aumentano il tasso di robotizzazione sono anche quelle che incrementano le assunzioni. Verrebbero quindi punite ingiustamente. Inoltre, è sempre più difficile stabilire cosa sia, ai fini fiscali, “un robot”: un braccio meccanico, un software RPA, un assistente virtuale?
L’autore dell’articolo, Robert Seamans – professore alla New York University – sostiene che anziché inseguire improbabili “robot tax”, i politici dovrebbero considerare altre azioni legislative per aiutare i lavoratori, modulando magari le modalità con cui sono tassati capitale e lavoro, ma anche concentrandosi più ampiamente sulle riforme del mercato del lavoro.
Per approfondire: Tax not the robots