
I correlatori del Parlamento europeo speravano in una svolta durante il recente incontro sul regolamento sul’intelligenza artificiale (AI Act), ma sembra che siano rimasti delusi. Nonostante un ordine del giorno ambizioso che prevedeva una decisione sulla definizione di AI, il divieto di esportare sistemi AI basati su pratiche vietate e la categorizzazione dei database biometrici e di riconoscimento facciale, durante l’incontro non si è trovato accordo su alcun punto, come riportato sia da Euractiv sia da Contexte.
Uno dei principali punti critici è stata la definizione di cosa sia – per il futuro AI Act – l’intelligenza artificiale. La proposta vedeva una definizione allineata con quella del National Institute of Standards and Technology (NIST) statunitense. Mentre alcuni eurodeputati del PPE la considerano un passo avanti positivo, gli eurodeputati più progressisti la ritengono troppo ristretta. Anche la categorizzazione ad alto rischio è stata attaccata da tutte le parti, con alcuni gruppi che hanno messo in dubbio la logica del testo proposto.
Durante la riunione è stata sollevata la questione del divieto del riconoscimento delle emozioni da parte dei sistemi AI, con alcuni che hanno spinto per classificarla come applicazione ad alto rischio, mentre altri si sono opposti. I correlatori dovranno ora elaborare una nuova tempistica, con la prossima riunione tecnica prevista per il 27 febbraio.
La mancanza di progressi ha sollevato preoccupazioni sull’attuazione dell’Atto e il voto della commissione alla fine di marzo sembra sempre più improbabile. Il co-relatore Dragos Tudorache ha sottolineato l’importanza di adottare la legge sull’AI nel modo giusto, anche se ciò significa prendere più tempo, e ha espresso la speranza di adottarla con un’ampia maggioranza. La relatrice ombra del PPE, Deirdre Clune, ha dichiarato che il dossier procede a rilento, con discussioni in stallo sulla questione dell’identificazione biometrica, in particolare quella in tempo reale: la sinistra vuole vietarla tout-court e rimuovere il riferimento specifico al “tempo reale”, mentre la destra si oppone.
Mentre le discussioni proseguono, l’UE si trova ad affrontare una crescente pressione per regolamentare l’intelligenza artificiale e garantire che la tecnologia sia utilizzata in modo etico e responsabile. La mancanza di consenso tra i legislatori mette in evidenza la sfida di trovare un equilibrio tra innovazione e protezione e l’importanza di trovare un terreno comune nello sviluppo di un quadro normativo per l’AI.